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un padre e un Sovrano

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Messaggio  Elide Deiboschi Volturina Mer Apr 23, 2014 5:20 pm

Serephina Whynne
17 aprile
Taci, appartati e nascondi | i tuoi sentimenti e i tuoi sogni, | e lascia che nella profonda anima | essi si innalzino e tramontino | silenziosamente, come stelle nella notte. | Contempla e taci.

Fëdor Ivanovič Tjutčev

Le campagne fiorentine erano silenziose, tempo, quanto tempo era passato dall'ultima volta che aveva calestato quel suolo?
Si chinò su Caronte, il suo cavallo, piantando i talloni sui fianchi per spronarlo a correre.
Era tornata da giorni nella sua casa, palazzo dei Priori.
Amava uscire al crepuscolo e godersi l'aria frizzantina.
Aria di libertà.
Udì lo scalpitio di altri zoccoli che ruppe il silenzio della notte.
Sorrise. Ancora una volta aveva eluso la sorveglianza della guardia che suo padre, con discrezione, le aveva messo alle calcagna.
Tirò le redini del suo cavallo e si fermò colta da un muto terrore, solo un attimo, scacciato da ciò che provava, era a casa, si disse, nuovamente a casa.
Una miriade di sensazioni l'assalì, una sorta di struggente desiderio di vederlo non voleva abbandonarla.
Poteva sentire il suo odore di immortalità, l'odore del suo sangue, sangue che le aveva dato la morte, portandola a nuova vita.
A pochi metri da lei, la figura imponente del cavallo e del cavaliere si stagliò tra gli alberi e le ombre scure della notte.
Serephina scese veloce da cavallo, sentì le ginocchia paurosamente deboli.
In quel momento avrebbe voluto non dover essere forte.
Il suo istinto le diceva correre verso quell'amata figura e abbracciarla, ma non poteva farlo.
Come doveva essere, com'era stata educata.
Lasciò da parte ogni convenzione, non era a Palazzo.
Lui avrebbe capito.
Prese le lunghe gonne tra le mani e corse verso la figura irta e fiera, l'animale sbuffò e nitrì quando le redini furono tirate da una mano ferma e decisa.
Parlò con voce calma, frammentando di tanto in tanto le parole con dei piccoli sorrisi.
«Mi ero dimenticata quanto erano belli erano questi luoghi, di quanta umanità è pregna questa terra. I ricordi, è tutto com'era nei miei ricordi. Padre...»
Lo guardò negli occhi giusto in tempo per vederlo, con un balzo elegante e fluido, scendere da cavallo. — con Caius Il Volturo e Rowan Elena Blacklion.
Foto: Taci, appartati e nascondi | i tuoi sentimenti e i tuoi sogni, | e lascia che nella profonda anima | essi si innalzino e tramontino | silenziosamente, come stelle nella notte. | Contempla e taci.

Fëdor Ivanovič Tjutčev

Le campagne fiorentine erano silenziose, tempo, quanto tempo era passato dall'ultima volta che aveva calestato quel suolo?
Si chinò su Caronte, il suo cavallo, piantando i talloni sui fianchi per spronarlo a correre.
Era tornata da giorni nella sua casa, palazzo dei Priori.
Amava uscire al crepuscolo e godersi l'aria frizzantina.
Aria di libertà.
Udì lo scalpitio di altri zoccoli che ruppe il silenzio della notte.
Sorrise. Ancora una volta aveva eluso la sorveglianza della guardia che suo padre, con discrezione, le aveva messo alle calcagna.
Tirò le redini del suo cavallo e si fermò colta da un muto terrore, solo un attimo, scacciato da ciò che provava, era a casa, si disse, nuovamente a casa.
Una miriade di sensazioni l'assalì, una sorta di struggente desiderio di vederlo non voleva abbandonarla.
Poteva sentire il suo odore di immortalità, l'odore del suo sangue, sangue che le aveva dato la morte, portandola a nuova vita.
A pochi metri da lei, la figura imponente del cavallo e del cavaliere si stagliò tra gli alberi e le ombre scure della notte.
Serephina scese veloce da cavallo, sentì le ginocchia paurosamente deboli.
In quel momento avrebbe voluto non dover essere forte.
Il suo istinto le diceva correre verso quell'amata figura e abbracciarla, ma non poteva farlo.
Come doveva essere, com'era stata educata.
Lasciò da parte ogni convenzione, non era a Palazzo.
Lui avrebbe capito.
Prese le lunghe gonne tra le mani e corse verso la figura irta e fiera, l'animale sbuffò e nitrì quando le redini furono tirate da una mano ferma e decisa.
Parlò con voce calma, frammentando di tanto in tanto le parole con dei piccoli sorrisi.
«Mi ero dimenticata quanto erano belli erano questi luoghi, di quanta umanità è pregna questa terra. I ricordi, è tutto com'era nei miei ricordi. Padre...»
Lo guardò negli occhi giusto in tempo per vederlo, con un balzo elegante e fluido, scendere da cavallo.
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Piace a te, Caius Il Volturo, Rowan Elena Blacklion e Alice Stregatta II.
un padre e un Sovrano  10009710

Caius Il Volturo La notte stava quasi per giungere sui territori di Volterra. Egli decise di uscire dalle mura del palazzo in sella al suo destriero. Uno stuolo di soldati lo segui. Uscirono dai giardini del palazzo e si inoltrarono subito nella foresta. Ad un tratto senti il richiamo del suo sangue,da qualche parte più avanti vi era sua figlia Serephina. Ordinò ai soldati di fare ritorno a palazzo,mentre lui prosegui a galoppo. Seguendo i suoi sensi la trovo tra la boscaglia. Scese da cavallo e si diresse verso lei. "Cosa ti porta qui mia creatura?" Le chiese mentre una brezza scuoteva le loro vesti e le fronde degli alberi.

un padre e un Sovrano  10301010

Serephina Whynne Serephina guardò suo padre, incatenò gli occhi cremisi ai suoi, iridi nelle iridi.
Improvvisamente ogni sussurro, ogni flebile alito di vento cessò.
Nessun rumore, tutto era immobile, come se il tempo si fosse fermato, lei urlò con tutto il fiato che aveva in gola, urlò protenendo le mani verso la figura imponente che le stava davanti, figura che sembrava svanisse davanti a lei.
Braccia tese, braccia che cercavano un solido appiglio.
Un dolore sordo l'attraversò, come se fosse stata tagliata in due, cadde in ginocchio, ogni parola che voleva pronunciare una lama. Affilata nelle sue carni, dentro di lei una bestia affondava gli artigli e faceva a brandelli ciò che era.
Si tenne agrappata saldamente ai ricordi, per non perdersi.
Le sue stesse grida la riportarono indietro, la svegliarono da quell'incubo che l'aveva trattenuta fino a quel momento nelle sue spire implacabili.
Sedette sui talloni scossa da un tremito incontrollabile.
Stringendosi le braccia intorno al busto stava avendo la certezza di non essere stata ingoiata da quel pozzo nero.
Alzò gli occhi e tese le mani gelide, tremando ancora.
«Padre, demoni, si sono nutriti della mia anima, restituendomi solo vuoto e desolazione. Aiutatemi.»
21 aprile alle ore 18.26 · Mi piace · 1

Caius Il Volturo La tenebre e la nebbia ricoprirono quel luogo. Solo un irto sentiero buio si apriva davanti a loro. Ella cadde a terra spaventata e tremante. Egli protese la mano verso lei e le disse con tono sicuro. "Dammi la mano e rialzati figlia mia è l'ora di combattere ed affrontare i tuoi demoni!"
Ieri alle 0.38 · Mi piace · 1

Serephina Whynne Si aggrappò a quelle mani, unico appiglio in un mare di demoni e tormenti.
La voce calma e sicura di suo padre ebbe la forza di rasserenarla.
Sangue del suo sangue, creata da una forza millenaria, combattere per ciò che era.
Combattere. Tenne saldamente le mani di Caius, forgiate nell'acciaio da millenarie battaglie e da vite indegne stroncate, con giustizia, in nome dell'onore.
Lo guardò negli occhi, smarrita.
«Come farò, come farò a combattere i demoni che albergano dentro di me? Immortale la mia esistenza, immortale il loro dominio. Ho paura.»
Era la figlia di un Re, impensabile la sua resa, impensabili le sue debolezze, la vergogna annientò la paura.
«Non volevo deludervi padre. Perdonatemi.»
Ieri alle 13.14 · Mi piace · 1

Caius Il Volturo La guardò fisso negli occhi penetrando la sue essenza ed i suoi pensieri. "Non mi hai mai deluso figlia mia. Troppi pochi lustri son passati dalla tua trasformazione a quando andasti via a conoscere il mondo. Non ebbi modo di insegnarti l'arte della guerra e del combattimento. Ma in te hai la forza di un antico, hai il mio sangue." Prese il suo viso tra le sue mani,appoggio la fronte alla sua,ed in quel momento ogni arte venne trasmessa. "Adesso puoi iniziare il tuo viaggio,Io sarò con te" Dette quelle parole scomparve come nebbia diradata dal sole.
15 ore fa · Modificato · Mi piace

Rowan Elena Blacklion Rowan trasalì, qualcuno la stava chiamando. Voce antica, ombra onirica. Il profumo di gelsomini inondò la stanza e allora capì, Caius Il Volturo, re di un'antica stirpe usava i suoi poteri medianici per mettersi in contatto con lei, ma non con il suo essere corporeo bensì con la sua essenza. chiuse gli occhi guidata dal profumo di quei fiori così delicato e invitante. al suo risveglio si accorse di essere in un bosco tetro eppur familiare, aveva calpestato tempo addietro sotto quelle piante... aveva cavalcato sotto un cielo plumbeo e antico. Eppure qualcosa di tetro proveniva dalla voce di Caius, una sorta di lamento. Rowan si avvicinò e vide la neve, scendeva fitta nonostante non fosse stagione. Lì, esangue dalle labbra viola e le dita bluastre giaceva il corpo esangue di Lady Serephina Whynne. Avrebbe voluto scuoterla e svegliarla ma aprì la bocca e le parole non riuscirono ad uscirne, si spegnevano in gola prima di essere pronunziate. Lo scroscio di una notte d'inferno, qualcosa di torbido nell'aria, cosa diavolo stava succedendo? Ora sapeva, doveva aspettare e il suo turno, sarebbe giunto.
15 ore fa · Mi piace · 1
Elide Dei Boschi
Elide Deiboschi Volturina
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