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La storia di Elissa.

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Messaggio  Elissa Voltura Mar Dic 06, 2011 7:10 pm

La storia di Elissa. Tumblr_lt0yhqfhH61r3gk5ao1_500

Preludio

Una sposa, ella fu,
vestita di virtù e nozze.
Ombre attonite si posano sul suo corpo perlaceo di morte,
mentre brume di sangue annebbiano gli orizzonti
al di là dell’altare del vergine sposalizio.
Un mero sospiro giace sulle labbra del defunto trofeo,
l’anelito di un grido mai compiuto,
riecheggiante nella memoria del carnefice.
Giammai si raccontò solerte la vita dell’infelice,
e del ricordo ora rimane solo il dolore di tanto gentil gesta.
A commemorare quel martirio,
la luna biancheggia satura di conoscenze ignote,
e solo lei, da materna compagna di sventura,
accompagna il giovane spirito
nell’idillio della pace eterna.
Dove la spada trafisse quel cuore devoto,
non più si udì un lamento,
e la melodia si addusse
per danzare con le altre anime del Fado.
[dal memoriale di Elissa.]



Nacque nel 1462 a Firenze, da una famiglia di origini scozzesi; suo padre, il barone di Glamis, era un nobile nativo di Edimburgo, nonché ricco sostenitore del mercato di seta e della cultura classica. Egli decise di trasferirsi in Italia con l’avvento dell’era umanistica, poiché l’uomo era ormai il centro dell’universo, e Firenze aveva raggiunto l’apogeo della massima magnificenza con la signoria di Lorenzo de’ Medici, divenendo il luogo migliore per crescere la sua adorata figlia.
Elissa era stata così chiamata dal padre per l’amore sconfinato che egli serbava per l’Eneide virgiliana e la figura della potente Didone; egli sperava che un giorno Elissa diventasse una donna forte e imperiosa, abile di grandi azioni, proprio come la sovrana di Cartagine. Ma la giovane baronessa, crescendo, vedeva in lei solo una sposa affranta e morta per un amore impossibile.
Fu così che Elissa visse nell’arte e nella musica, nella letteratura e nella danza della grande corte fiorentina.
Durante un ricevimento indetto da Lorenzo il Magnifico per la sua opera di mecenatismo, la dolce Elissa venne notata dal maestro Botticelli, quasi per caso, e l’artista rimase affascinato da tanta grazia, a tal punto che vide in lei una musa ispiratrice per molte sue tele, dipinte per diletto personale, non per omaggio alla Signoria di Firenze. In poco tempo, Elissa divenne una modella per molti pittori del tempo, che giungevano da ogni parte del mondo per ritrarre la sua bellezza fulva e incantevole.
Ma dietro quel viso angelico, si celava un grande tormento che Elissa nascondeva agli occhi dei cortigiani: quando le tenebre calavano, Elissa avvertiva le paure di coloro che l’affiancavano come se fossero le sue; persino il terrore della cuoca nelle cucine o del servitore nella camera di suo padre riempiva la sua mente fino a dolerle. In quei momenti di grande sforzo, era in grado di trasferire quegli incubi reconditi nella testa di chi la importunava, causandone a volte il decesso.
Le sue involontarie vittime avevano il volto disegnato da una smorfia contratta dall’orrore e i capelli sbiancati dalla radice; in tutto questo, Elissa non poteva fare niente per invertire il corso degli eventi, e vedeva quelle persone contorcersi nei loro stessi incubi.
Passarono gli anni, e il suo potere non accennava a scemare: era una maledizione che iniziava a seminare morte e caos nella corte medicea. E col tempo, Elissa cominciò ad attirare l’attenzione di molti vampiri, bramosi del suo potere così offensivo e letale.
Fu proprio Caius, il sovrano dei Volturi, a notarla, salvandola da altri redivivi che l’avevano reclamata come loro seguace; Elissa voleva solo la pace da quelle voci assillanti e da quella scia di morte, e Caius le promise la vita eterna attraverso il suo sangue.
Da quel giorno, fece di lei una figlia della notte e il Demone della paura, fece di lei una Voltura.
Elissa Voltura
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